Un inno alla rinascita dopo un amore infranto: “Ti aspettavi che io non riuscissi più a sopravvivere senza di te? Oh no, non io, io sopravviverò!” Puoi giurarci!
C’è poco da scrivere su una canzone che parla da sé, un invito alla vita e all’amore, ad andare avanti a testa alta e senza ripensamenti. Quando ci accorgiamo che non possiamo più trascurare i momenti brutti di una storia sentimentale, che stare insieme non era affatto così bello ma era un laccio pieno di spine.
Essere a pezzi, crollare, avere paura, terrore, notti insonni, dolore, ferita aperta e perennemente sanguinante, fitte allo stomaco, mancanza lancinante, senso di vuoto terribile da sopportare, pentimenti teatrali e di nuovo abbandoni: ma è così che si vive una relazione sana e matura?
Quando arriva il momento della consapevolezza, dopo un inverno passato sotto la gelida neve, con la sensazione di essere stati lasciati nudi e soli al freddo, intuiamo immediatamente che nessuno può lasciarci morire al freddo, che abbiamo tanto amore da dare e tanta vita da vivere, e di certo non staremo a piangerci addosso per qualcuno che non è convinto al 100%, che non vuole stare insieme a noi in maniera esclusiva, stabile e profonda.
Nessuno ha questo potere, siamo noi che glielo concediamo temporaneamente per via di ferite ben più profonde che nulla hanno a che fare con l’attualità. Sono modalità relazionali che rispecchiano l’idea che abbiamo di noi: cosa può meritare di più una persona come me? Ecco, è qui il nocciolo, “una persona come me”, occorre proprio andare a vedere cosa si intende!
Se non siamo disposti a mettere in discussione questa idea precostituita le relazioni si ripeteranno uguali e identiche, fino a quando non siamo disposti non solo a sopravvivere, ma anche a rinascere.